Le nostre belle infanzie immaginate

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Sarà accaduto anche a voi di scorrere le fotografie nel telefono e pensare: cosa resterà di tutto questo? Viaggi e città, sorrisi e boccacce, spiagge e montagne, tramonti malinconici e amici più malinconici dei tramonti,  nipotine che giocano, nonni che le inseguono. Migliaia di immagini, centinaia di video. I bambini di oggi avranno una documentazione enorme della propria infanzia.

 

Non è sempre stato così. Chi è nato tra il 1980 e il 2000 -  i Millennial, la generazione fraintesa - lo sa bene: c'erano molte foto in qualche scatola, le più belle finivano negli album. Fine.  Per noi - i loro genitori, cresciuti negli anni Cinquanta e Sessanta - la situazione era ancora più semplice. Fotografie, poche; video, rari e sfocati. Le nostre belle infanzie, in assenza di prove, le abbiamo immaginate.  

 

Dell'asilo ho quattro foto; delle elementari, cinque; delle  scuole medie, una dozzina. Il resto sono foto di famiglia, quasi tutte al mare o in montagna: i genitori, durante l'anno, non ci inseguivano per la casa con la macchina fotografica. Ma quelle poche immagini sono diventate speciali; così quelle dei vent'anni, con gli amici e gli amori. Le ricordiamo una per una, come fossero dichiarazioni. 

 

L'eccesso di rappresentazione riguarda anche lo sport, in particolare il calcio. Oggi si può vedere qualsiasi partita, basta pagare; e dopo pochi minuti arrivano online gli highlight, gratuiti. Noi tifosi siamo diventati analisisti informati e faziosi; una volta eravamo esegeti entusiasti di uno spettacolo intravisto.

 

Sto leggendo "Quasi gol. Storia sentimentale del calcio in tv"  di Giorgio Simonelli. Spiega come il racconto del calcio, fino al termine degli anni Cinquanta, fosse affidato al giornalismo e alla radio. I canti omerici di Gianni Brera riempivano le pagine e le nostre fantasie. "Tutto il calcio minuto per minuto" esordiva nel 1960, come prova generale della Rai per le Olimpiadi di Roma. Quell'anno iniziava anche la trasmissione, alle ore 19, della "telecronaca registrata di un tempo di una partita del campionato".

 

Il tardo pomeriggio della domenica con papà, cercando di arrivarci senza conoscere il risultato. Così ci siamo innamorati del calcio e di tante altre cose. Vedendole poco, sognandole molto.