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Da noi privacy č solo una parola
Caro Beppe,
in Italia ci siamo dati una legge logorroica e bizantina (182 articoli, 38 mila parole), ma quasi nessuno, dirigenti pubblici compresi, ha capito cosa sia la riservatezza dei dati personali e a cosa serva. Uno degli sport nazionali, ad esempio, č stampigliare il codice fiscale della gente su ogni angolo di carta: della banca, della bolletta, della fattura, dell'ospedale, del tribunale, eccetera. Negli Usa il social security number č trattato come il numero della carta di credito: tutti ne stampano solo le ultime quattro cifre. Anche il numero di conto corrente o quello del contratto energetico sono gestiti allo stesso modo. Se spedite a un ufficio pubblico o un avvocato americano un foglio che contenga vostri dati senza cancellare tutto tranne le ultime quattro cifre, la lettera vi verrā rispedita.
In questi giorni circola, in Lombardia, un moduletto per fornire il proprio consenso all'utilizzo della Carta regionale dei servizi e alla consultazione dei propri dati anamnestici. I cittadini dovrebbero scriverci nome, cognome, data e luogo di nascita, sesso, codice fiscale e firma, e quindi metterlo in una cassettina, senza neppure la busta. Si sarebbe potuto richiedere semplicemente il numero della carta o il codice dell'assistito (due numeri non sensibili che sono stampigliati sulla carta in mano a ogni lombardo), oppure il codice fiscale ma senza i dati che lo definiscono. Invece, non si č saputo resistere alla ghiotta occasione di mettere in circolo per mesi, su foglietti di carta aperti e disponibili, l'intera identitā di tutti i cittadini lombardi.
Quando in Italia si comincerā a parlare di furto di identitā, i buoi saranno fuggiti e la stalla aperta.


Paolo Magrassi, magrassi@libero.it


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