Antifascismo e democrazia

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Buongiorno Beppe & Italians, abbiamo appena archiviato il 25 aprile, con le ormai consuete polemiche. Sono antifascista, ma anche democratico, dunque non festeggio pubblicamente il 25 aprile. Approvo la fucilazione di Mussolini e di gerarchi che come lui si erano macchiati di crimini, ma non intendo tollerare persone che oggi, in nome dell'antifascismo, aggrediscono fisicamente o anche soltanto cercano di impedire di parlare chi non la pensa come loro. Il Presidente della Repubblica ha invitato tutti gli italiani ad unirsi in nome dell'antifascismo, ignorando una verità evidente a chiunque non voglia chiudere gli occhi e le orecchie: si può essere perfetti antifascisti, senza con questo essere democratici. Chi espone immagini di Meloni o di La Russa appesi a testa in giù, è sicuramente antifascista, ma di certo non è un democratico. Chi si arma di un martello o di una spranga per colpire un avversario politico, è un antifascista, ma non è un democratico. E io, personalmente, con questa gentaglia non mi mischio e non intendo confondermi. Il fascismo in camicia nera e il comunismo in camicia rossa per me pari sono: due facce di una moneta che andrebbe gettata nella spazzatura. E mi spingo oltre: paradossalmente, potrebbero essere più democratici i nostalgici che celebrano i loro riti con tanto di braccia tese (se ovviamente non passano ai fatti), di quanto non lo siano campioni dell'antifascismo che al contrario sono dediti ad aggredire fisicamente o anche soltanto verbalmente i propri avversari, impedendo loro di esprimere le proprie opinioni. Se un qualsiasi politico di destra come di sinistra parla pubblicamente, io non vengo neppure sfiorato dall'idea di impedirgli di esprimersi. Ma io sono un democratico, gli altri sono soltanto degli antifascisti.

pierluigi.scole@gmail.com,

Scrivere “Sono antifascista, ma anche democratico, dunque non festeggio pubblicamente il 25 aprile” è bizzarro (oggi mi sento buono!). Un democratico dovrebbe sapere che la democrazia italiana è nata sulle ceneri del regime fascista, che ci ha trascinato in una guerra folle a fianco della Germania nazista, ha emanato le leggi razziali, usato la violenza come strumento di governo. Certo, chi espone “immagini di Meloni o di La Russa appesi a testa in giù di certo non è un democratico”, anzi è un provocatore: ma che c’entra? Si accorge, Mr Scolè,  dei buchi - scusi, delle voragini - nel suo ragionamento?